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Federico Pfister .:. De Pistoris (1898-1975)
154117
Mina, Gianna A. [cur.], Federico Pfister / De Pistoris (1898-1975). Futurista e intellettuale tra Svizzera e Italia. Ligornetto 2010.
Vorübergehend geschlossen
13.-28. November 2024
Beschreibung
Mina, Gianna A. [cur.],
Federico Pfister / De Pistoris (1898-1975). Futurista e intellettuale tra Svizzera e Italia. Ligornetto: Ed. Museo Vincenzo Vela, 2010. 217 Seiten mit Abbildungen. Kartoniert (Klappenbroschur). 4to. 1139 g
* Cataloghi del Museo Vincenzo Vela, 5. - Mostra, Museo Vincenzo Vela, Ligornetto, 3 ottobre - 12 dicembre 2010
Bestell-Nr.154117 | ISBN: 978-3-9523580-5-4
Federico Pfister | Biographien Kunst | Kuenstlermonographien | Federico Pfister | De Pistoris | Malerei | Graphik
Nato nel 1898 a Napoli, in un milieu cosmopolita e agiato, rimasto orfano in tenera età, Federico Pfister studiò storia dell'arte con Heinrich Wolfflin a Monaco di Baviera, e in seguito archeologia a Firenze. Negli anni '30 lavorò come architetto a Roma, mentre nei decenni successivi tradusse e commentò importanti testi dì storia dell'arte (nel 1942 tl bello nell'arte di Winckelmann, nel 1952 il Cicerone di Rurckhardt). Laureatosi in archeologia a Firenze (1941), Pfister fu attivo come archeologo, in collaborazione con l'illustre collega Paolino Mingazzini, già a partire dagli anni '30, in scavi nella zona di Sorrento, nel Lazio e in Campania; insieme i due studiosi pubblicarono nel 1946 il volume Surrenturn. Pfister manifestò inoltre una particolare propensione per lo studio della filosofia, che diventò suo principale campo di ricerca, al quale contribuì con i testi Il metodo della scienza (1948) e t fondamenti del divenire (1973). Il suo apporto alla patria di adozione fu particolarmente efficace nella ricostruzione postbellica, cui contribuì sia in qualità di commissario della Biblioteca Archeologica "ex Germanica" di Roma (per conto dell'Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia Storia e Storia dell'arte in Roma) sia come Segretario Generale dell'ARC (Associazione Internazionale di Archeologia Classica), ruoli nei quali si adoperò con successo al recupero di un prezioso patrimonio librario trafugato dalla capitale durante il conflitto. Abile e instancabile disegnatore, Federico Pfister fu anche pittore, un aspetto della sua attività su cui verte la mostra del Museo Vincenzo Vela. Avvicinatosi all'arte futurista già nel 1917, a partire dai primi anni '20„ con lo pseudonimo De Pistoris, divenne uno degli esponenti dell'arte futurista meccanica" insieme a Prampolini, Pannaggi, Depero e Paladini. Li presenza di sue opere sui primi due numeri della seconda serie della rivista Noi dei 1923-25, e di suoi lavori alla Terza Biennale Romana del 1925 sono indice della considerazione in cui era tenuto. Fu particolarmente vicino ad Enrico Prampolini, cui lo legavano sentimenti di amicizia e di stima. Dopo un prolungato intervallo, dedicato alla filosofia e all'archeologia, Pfister riprese a dipingere negli anni precedenti la sua morte, sopraggiunta a Roma nel 1975. Come artista egli rifuggì l'assoggettamento ad un unico indirizzo espressivo, alternando fasi più naturalistiche a periodi in cui privilegiò la scomposizione della forma umana e del paesaggio a favore dell'astrazione, in nome di un suo costante e necessario rinnovamento.
La mostra e il volume che la accompagnano rappresentano il primo omaggio reso a questa grande personalità del mondo culturale italo-svizzero.
Federico Pfister / De Pistoris (1898-1975). Futurista e intellettuale tra Svizzera e Italia. Ligornetto: Ed. Museo Vincenzo Vela, 2010. 217 Seiten mit Abbildungen. Kartoniert (Klappenbroschur). 4to. 1139 g
* Cataloghi del Museo Vincenzo Vela, 5. - Mostra, Museo Vincenzo Vela, Ligornetto, 3 ottobre - 12 dicembre 2010
Bestell-Nr.154117 | ISBN: 978-3-9523580-5-4
Federico Pfister | Biographien Kunst | Kuenstlermonographien | Federico Pfister | De Pistoris | Malerei | Graphik
Nato nel 1898 a Napoli, in un milieu cosmopolita e agiato, rimasto orfano in tenera età, Federico Pfister studiò storia dell'arte con Heinrich Wolfflin a Monaco di Baviera, e in seguito archeologia a Firenze. Negli anni '30 lavorò come architetto a Roma, mentre nei decenni successivi tradusse e commentò importanti testi dì storia dell'arte (nel 1942 tl bello nell'arte di Winckelmann, nel 1952 il Cicerone di Rurckhardt). Laureatosi in archeologia a Firenze (1941), Pfister fu attivo come archeologo, in collaborazione con l'illustre collega Paolino Mingazzini, già a partire dagli anni '30, in scavi nella zona di Sorrento, nel Lazio e in Campania; insieme i due studiosi pubblicarono nel 1946 il volume Surrenturn. Pfister manifestò inoltre una particolare propensione per lo studio della filosofia, che diventò suo principale campo di ricerca, al quale contribuì con i testi Il metodo della scienza (1948) e t fondamenti del divenire (1973). Il suo apporto alla patria di adozione fu particolarmente efficace nella ricostruzione postbellica, cui contribuì sia in qualità di commissario della Biblioteca Archeologica "ex Germanica" di Roma (per conto dell'Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia Storia e Storia dell'arte in Roma) sia come Segretario Generale dell'ARC (Associazione Internazionale di Archeologia Classica), ruoli nei quali si adoperò con successo al recupero di un prezioso patrimonio librario trafugato dalla capitale durante il conflitto. Abile e instancabile disegnatore, Federico Pfister fu anche pittore, un aspetto della sua attività su cui verte la mostra del Museo Vincenzo Vela. Avvicinatosi all'arte futurista già nel 1917, a partire dai primi anni '20„ con lo pseudonimo De Pistoris, divenne uno degli esponenti dell'arte futurista meccanica" insieme a Prampolini, Pannaggi, Depero e Paladini. Li presenza di sue opere sui primi due numeri della seconda serie della rivista Noi dei 1923-25, e di suoi lavori alla Terza Biennale Romana del 1925 sono indice della considerazione in cui era tenuto. Fu particolarmente vicino ad Enrico Prampolini, cui lo legavano sentimenti di amicizia e di stima. Dopo un prolungato intervallo, dedicato alla filosofia e all'archeologia, Pfister riprese a dipingere negli anni precedenti la sua morte, sopraggiunta a Roma nel 1975. Come artista egli rifuggì l'assoggettamento ad un unico indirizzo espressivo, alternando fasi più naturalistiche a periodi in cui privilegiò la scomposizione della forma umana e del paesaggio a favore dell'astrazione, in nome di un suo costante e necessario rinnovamento.
La mostra e il volume che la accompagnano rappresentano il primo omaggio reso a questa grande personalità del mondo culturale italo-svizzero.
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